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«Questo è un testo capitale nella storia delle Avanguardie artistiche del Novecento. E un testo che si pone con una propria fisionomia accanto a quelli di Kandinsky, Malevié, Mondrian. [...] Il senso generale che se ne può enucleare è quello, nello sfacelo dei valori ottocenteschi degenerati, alla cui rovina Boccioni stesso collaborò come ogni altro artista d'Avanguardia, di un artista che ha saputo intuire il pericolo del frammentismo impressionistico da una parte e dell'arabesco della pittura pura dall'altra. Per questo il suo sforzo creativo e teorico ha conciso con la ricerca di un centro che sostituisse il crollo dei vecchi valori con una Concezione unitaria che rinsanguasse con un contenuto nuovo il puro plasticismo. Nel suo pensiero lo "stato d'animo plastico ", rimedio al rischio di "perdersi nell'astrazione", doveva essere proprio questo centro: "Il riassunto definitivo di tutte le ricerche plastiche ed espressionistiche". Non solo quindi una sintesi dei valori formali divisionisti e cubisti, ma anche dei valori emozionali: "È l'emozione" egli scrive "che dà la misura, frena l'analisi, legittima l'arbitrio e crea il dinamismo".» (Dallo scritto di Mario De Micheli)