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Due sono le grandi ossessioni di Attilio, fotografo misantropo ma di buone maniere: la Parola, verso cui nutre un sacro rispetto, e l'Amore, il più infido, sguaiato e impudico dei sentimenti, che gli incute sospetto e dispetto. Tra peripezie semiserie, lottando disperatamente con il suo evo e con i suoi coevi, che non comprende né ritiene degni di comprensione, il protagonista approda a un imperfetto equilibrio tra accettazione, rassegnazione e stizzosa rivendicazione di un destino che nel personale tramonto rispecchia il tramonto di una civiltà intera. Costruito con registri diversi, questo volume fonde insieme la narrazione, il saggio, la citazione, sullo sfondo di una scrittura che aspira ad essere la più "politicamente scorretta" possibile.