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Le storie sono quasi del tutto inventate, anche se non mancano frammenti di fatti verificatisi realmente. Ritengo però che questo le renda ancora più vere; perché le vicende di vita che vi si raccontano sono normali, al punto da sfiorare in qualche caso la banalità. Perché a me piacciono le storie umane, quelle cioè di uomini che non aspirano all'immortalità, ma che riescono a trovare una dignitosa dimensione dell'esistenza nella normalità del quotidiano. Assai più che sulle vicende e sulle imprese, ho indugiato sui sentimenti, che a mio personale avviso sono il motore autentico dell'esistenza umana. E mi è piaciuto, infine, che i protagonisti di tre degli otto racconti fossero due ragazzi e una bambina. Perché questo mi ha imposto di osservare la montagna con i loro occhi e di filtrare le loro percezioni fino a coglierne l'essenza più autentica.