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Lo stalking è un fenomeno sommerso che difficilmente verrà denunciato soprattutto se si verifica in ambito famigliare. I centri d'ascolto, le interviste anonime, i data-base dei servizi di emergenza-urgenza ci offrono un quadro più complesso rispetto ai dati delle fonti ufficiali. Parlare di stalking è parlare di controllo, anzi di ipercontrollo, di gelosia, di possesso e non ultimo di violenza. La violenza domestica è spesso preceduta da anni di stalking, sopportato e tollerato dalle vittime. Forme di controllo fisiologiche sono esercitate, in alcune fasi della nostra vita, da nostra madre, o da chi si è preso cura di noi: questo ipercontrollo è funzionale alla nostra crescita e spiega il fatto che possediamo i meccanismi e i mediatori chimici atti a sostenerli. Un'altra forma di ipercontrollo viene esercitata da colui che cerca di sedurre una persona di cui si sia innamorato o infatuato o dalla cui approvazione dipenda psicologicamente: è l'ipercontrollo delle fasi iniziali dell'innamoramento o del rapporto esclusivo con "l'amico del cuore". Quando il rapporto si consolida, l'ipercontrollo viene meno. Differente invece è l'ipercontrollo che intende esercitare su di noi il nostro ex o la nostra ex: ex partner, ex marito, ex moglie, ex fidanzato, ex datore di lavoro, ex compagno. Ci sorge un dubbio: si tratta di stalking o di corteggiamento insistente e magari maldestro, nel tentativo di conquistare o riconquistare l'amato o l'amata? Un confine difficile da definire. Nella prima parte analizzeremo i dati della letteratura, nella seconda il comportamento iper-controllante alla luce delle recenti classificazioni, la psicodinamica dell'ipercontrollo, della gelosia, del possesso e dell'evoluzione violenta dello stalker. Infine, ci occuperemo della psicodinamica della vittima, in modo da capire come mai alcune relazioni famigliari, amicali, sentimentali veramente tossiche si protraggono per anni nonostante la sofferenza in chi ne resta invischiato.