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Demonizzata negli anni Settanta, divinizzata negli anni Ottanta, minimizzata negli anni Novanta, la pubblicità può in questo nuovo millennio, riacquistare le sue umane proporzioni. La metafora della Gazza Ladra vuole trasportare la pubblicità verso una visione lucida ma benevola, distaccata però divertita. Come l'uccello protagonista dell'opera rossiniana, la pubblicità si impossessa di tutto ciò che assume una qualche brillantezza: scaglie di stereotipi vecchi e nuovi finiscono nel suo sacco solo per essere restituiti più lustri che mai ai mezzi di comunicazione di massa. Il lavoro sociosemiotico del libro consiste nel raccogliere e ricomporre questi frammenti in una serie di tesi circa le piccole e grandi questioni culturali e di marketing.