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All'inizio degli anni Ottanta la Marina militare cinese era una forza male equipaggiata e in grado di operare esclusivamente entro il perimetro delle acque costiere. Tre decenni dopo il quadro è radicalmente cambiato. La Cina appare sempre più fiduciosa nelle proprie capacità navali, sullo sfondo delle controversie attorno a isole e spazi marittimi dell'Asia Orientale. Ma Pechino sembra ormai guardare anche al di là dei confini della regione: da qui l'attiva partecipazione alla lotta contro la pirateria nel Golfo di Aden, per la sicurezza delle comunicazioni marittime globali. Questa recente proiezione navale contrasta con l'orientamento continentale che ha contraddistinto per secoli la politica di sicurezza del paese. Dalla fine del XVII secolo la Cina imperiale attribuì prioritario valore strategico alle periferie continentali: un tratto che caratterizzerà, più tardi, anche la politica di sicurezza della Repubblica Popolare in età maoista. Gli sviluppi intervenuti negli ultimi trent'anni rappresentano quindi un elemento di discontinuità. Quali sono le caratteristiche di questo recente riequilibrio marittimo della dottrina militare cinese? E quali ne sono le ragioni? Le risposte a queste domande sono cruciali per comprendere l'ascesa della Cina e le sue implicazioni per l'attuale ordine internazionale. Prefazione di Alessandro Colombo.