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«La poesia, da leggere "con delicatezza", sgorgata dalla naturalezza del respiro può diventare, allora, elegia, memoria, perfino "testamento", prima di "indossare gli abiti della partenza": al di là del tempo della storia umana, che "s'affanna" a farne a meno, l'amore resta il sentimento più antico e più vero, motore forte e fragile, perché l'umanità ritrovi il senso della propria esistenza. E, dunque, leggiamola questa silloge, sempre "con delicatezza", come suggerisce la nostra autrice, perché "parla d'amore", come fonte di vita e sorgente di sofferenza.» (Dalla Prefazione di Francesco D'Episcopo)