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L'estrema aleatorietà dell'esserci è un concetto implicito che attraversa il tessuto di questi versi di Emilia Barbato, nei quali una lievità concisa è un tratto specifico e di qualità. Momenti di malinconia diffusa non offuscano la complessità di un paesaggio d'assieme, che si pone come una sorta di impeccabile specchio in cui si riflettono immagini di una natura misteriosa e in movimento e sprazzi di vita quotidiana. Nella raffinatezza del tocco, Barbato, compone inquiete trame narrative, portando in superficie un reale còlto anche nell'opacità fisica degli oggetti, nei frammenti dell'esperienza, che si imprimono nella mente come in certe associazioni oniriche. C'è un costante tratto di incerta solitudine in Barbato, che ne ha consapevolezza e ce lo dice: «Le occasioni di chi ama la solitudine sono misteriose, / profonde». Solitudine che si coniuga con il silenzio circostante, e al quale la parola poetica cerca di sottrarsi, in intervalli, in «frattempi», di provvisoria felicità, partendo dalle «regioni recondite del cuore». "Primo piano increspato" è un'opera ricca di interne suggestioni, che segnala un'autrice di originale personalità, dalla scrittura incisiva e impeccabile.