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La poesia di Antonio Di Mauro mostra alcuni pregi evidenti. Partendo da solidi fondamenti culturali, propone testi di densa materialità, fatta di situazioni e pensiero, di cose e memoria, all'interno di un percorso insieme articolato e compatto. Il titolo, "Società Italiana Spiriti", ha una doppia valenza. Sarebbe la ragione sociale di una azienda del nord Italia in rapporti con una distilleria siciliana, ma è chiaro che quell'espressione può sottendere (con garbata ironia) un senso ulteriore. Appare quindi l'allusione a un'immaginaria «congregazione ultraterrena di mutuo soccorso». Di Mauro si muove nel ricordo di una realtà di lavoro, umanissima, a volte nera, popolata di personaggi come l'«avvocato del diavolo», ma anche il «vecchio saggio». Una realtà per lui ineludibile che chiama in causa un passato remoto e al quale egli si rivolge con un sentimento di quasi religiosa devozione e con una tensione emotiva controllata, che lo porta a una interna venatura lirica, a una meditazione che talvolta riesce a manifestarsi in modo più verticale e netto, ma sempre con una misura stilistica rigorosa che coinvolge il lettore nella sua dimensione moralissima e di sicuro valore estetico.