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Questo è il libro di esordio di Sergio Costa, costruito gradualmente, con anticipazioni uscite sull'"Almanacco dello Specchio" e su "Quadernario", e adesso rielaborato con grande cura. Si avverte subito l'originalità del pensiero e l'sciuttezza lucida dello stile, oltre alla chiarezza degli spunti tematici, a partire appunto dal suo incrocio tra animali e uomini, che sembra riprendere e orientare in modo del tutto personale un titolo e un argomento di riflessione per immagini trattato da Ermanno Krumm in uno dei suoi libri migliori. Vediamo questi animaletti che si muovono, così simili a noi esseri umani, e il loro strenuo e apparentemente vano agitarsi. Costa ci presenta personaggi senza volto, ricostruendo episodi di vita, ma come sottratti alla vicenda in cui si trovavano inseriti, per poi tornare ancora agli animali, nel gioco raffinato, acutissimo, di un vero e proprio bestiario, dove la precarietà misteriosa dell'esistere è sempre al confine col nulla, "perché da dentro la carne ci chiama / l'assenza, comunque la metti / viene fuori da tutte le parti."