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Sottraendo alle teorie del sentimento l'amore autentico, l'autore ne evidenzia il carattere al contempo reale e illusorio, biologico e singolare. L'amore è, in sostanza, una religione, ma una religione che ha radici immanenti nella materia, cosicché diviene anche un caso esemplare della fenomenognomica. L'amore vero è impossibile, tuttavia impossibile non significa irreale. È impossibile la sua fenomenizzazione, la sua localizzazione, ma c'è in quanto sensazione. Seguono considerazioni sull'inconsistenza e sulla non intenzionalità del vero amore, sul differente modo di amare di maschi e femmine, sull'amore omosessuale, sul piccolo amore come praticità fenomenica, sulle particolari forme di emozione e, non secondario, sulla distanza di tutto ciò dalla fenomenologia di Husserl e dalle pretese cartesiane. L'autore, teorico del nullismo come superamento del nichilismo e della fenomenognomica come sensuale e titanica proiezione fenomenologica, sostiene le sue tesi sull'amore mediante riferimenti scientifici (la biologia, la neurobiologia, la scienza cognitiva) e mediante riflessioni filosofiche sugli aspetti fondanti l'analisi (scienza postkantiana, logica, aritmetica, mente, infinito, tempo, probabilità), cosicché il libro risulta un'avvincente messa in atto del metodo fenomenognomico, che concilia scetticismo e certezza.