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Il libro esamina la produzione romana di Carlo Murena, allievo e collaboratore del Vanvitelli, che operò negli anni centrali del Settecento in una cultura architettonica ancora intrisa di umori barocchi ma in cui cominciavano a operare i nuovi fermenti del classicismo. Sin dalle sue prime opere si nota una tendenza alla razionalizzazione e semplificazione, che assumerà una dimensione di linguaggio e ne caratterizzerà anche la produzione successiva. Asciuttezza delle forme, attenzione alla buona ed economica distribuzione degli spazi, cura per il cantiere. Sono tutte attitudini anticipatrici di un modo "illuministico" di essere architetto: non più il poliedrico artista-scienziato rinascimentale ma una figura di specialista nell'ambito dell'alta professionalità in campo edile.