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Il libro analizza il rapporto tra gli esperti di diritto e il governo delle città nei comuni del Duecento, in particolare nella seconda metà del secolo, quando molte città italiane danno vita a forme di governo popolari, caratterizzati dall'affermazione istituzionale della parte della cittadinanza dedita all'esercizio di un mestiere, che non si identifica e, anzi, si oppone all'aristocrazia urbana. L'interesse per tre aspetti principali, il rapporto tra uomini di legge e potere, la dialettica tra identità sociale e ruolo politico del ceto dei giuristi, la funzione attribuita al diritto nei governi popolari, ha suggerito un approccio che mettesse al riparo dal rischio di un modello troppo condizionato da fattori locali.