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Salvatore Palomba non scrive mai un verso a caso. In quasi cinquant'anni ha scritto poche poesie, scavate nel silenzio, modulate su alcune parole essenziali: miracolo, vico, mare, preta, mistero. Alcuni suoi versi, diventati canzoni, sono entrati a far parte del patrimonio culturale e sentimentale della città. "Nu cielo piccerillo" coniuga il bilancio esistenziale dell'autore con una personale visione della sua città, Napoli. La lingua è il dialetto materno, un napoletano asciugato dalla retorica, da cui emergono una forza espressiva e una saggezza quasi "antica", che interroga quel misterioso impasto di dolore e speranza che è la vita.