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Valerio Evangelisti si misura in maniera difinitiva non più con la letteratura di genere, ma con quella di massa e di consumo, evidenziandone le involuzioni e le cadute. Sì a Salgari, Fantomas e Lupin; ottimi gli Hammett e la fantascienza attuale (meglio se straniera); bene il giallo; forte la presa di posizione su Cesare Battisti; ma ecco arrivare "la forza del niente" della Fallaci, la lettera aperta a Crichton, fino agli esilaranti dialoghi tra Eymerich, l'inquistore domenicano protagonista dei suoi romanzi, Dan Brown e Palahniuk. Un percorso tra autori "bassi" o (sedicenti) "alti" scelti da Evangelisti per riformulare e, soprattutto, rifondare il difficile rapporto tra letteratura "alta" e generi.