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Il terrore che incombe su una Baghdad liberata ma straziata, gli sconvolgenti scenari della guerra in Iraq e le implicazioni della prima guerra preventiva della Storia. La tragedia dello stadio Heysel di Bruxelles. La morte di Kurt Cobain. E ancora, la Cina dell'isolamento culturale, l'embargo cubano, l'incontro con Hugo Chavez, l'intervista esclusiva a Yasser Arafat, ma anche Zeman e il caso doping. Le riflessioni di Gianni Perrelli, già corrispondente de L'Espresso, sono innanzitutto il referto di un virus del quale ci si ammala da giovani, senza guarire mai: quello dell'inviato speciale nei luoghi caldi del pianeta, espressione massima di un alto, onesto e responsabile raccontare. Abituato a pensare e agire in fretta, Perrelli vive il privilegio di osservare da vicino gli avvenimenti epocali, proprio mentre si verificano. È un viaggio senza sosta alla ricerca della verità e il cui fine ultimo resta quello di informare, dare la notizia, "annusare" tracce in solitaria, al cospetto degli ultimi e dei potenti.