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Con le loro forme peculiari, coni dalle linee purissime, i Colli Euganei stanno da migliaia di anni come vere isole nella pianura, senza alcuna barriera che li mascheri. Eppure soltanto dalla fine del Settecento diventano veramente "visibili", campo di esplorazione dapprima per botanici e geologi, in seguito anche per i cittadini in cerca di una gradevole passeggiata o di un ameno luogo di villeggiatura nel verde. Tra coloro che partecipano a questa "scoperta" spicca la figura di Adolfo Callegari. Ai colli lo lega un profondo rapporto amoroso che traspare dagli scritti qui raccolti. Scritti che sono un invito a frequentarli, per scoprirne la bellezza e per tutelarli da ferite come quella delle cave aperte sul colle della Rocca di Monselice. Perché i colli sono un tesoro fatto di architettura, monumenti e memorie, ma anche di paesaggio. Un tesoro che va cercato, oltre che a Este, Monselice e nella zona termale, anche nel cuore del gruppo montuoso, fin nei più piccoli «villaggi disseminati nelle vallette o appollaiati sulle cime».