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«Florence mi insegna a vedere ogni cosa come per la prima volta. Non mi meraviglio più, come pocanzi, di ciò che credevo di trovare in me. Mi stupisco di ciò che mi è continuamente offerto dall'esterno. Una foglia di frassino stornisce, un merlo fischia, la notte arriva a passi felpati. Grazie a Florence, assaporo l'imprevisto, che un tempo mi aveva chiuso. Quando una frase astratta mi sale alle labbra, credo di sentire la dolce risata di Florence e mi fermo, confuso. La presenza di Florence mi dà un sovrappiù. Qual è la ragione di questo sovrappiù? Penso che sia legato all'unione del cuore e della ragione, le due ali dello spirito».