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Autore a lungo e riduttivamente considerato minore, Guido Gozzano ha costituito in realtà un attraversamento obbligato per la poesia italiana del nostro secolo, da Montale fino ai poeti della neoavanguardia. Ma Gozzano è ben più che semplice cantore in versi della belle époque e autore di un solo libro. Scrittore dalle infinite sfaccettature: poeta delle "buone cose di pessimo gusto" e delle inutilissime farfalle, ma anche commentatore e giornalista mondano, autore di favole per l'infanzia, reportages dall'India, epistolari intriganti, cronache storiche, sceneggiature per la nascente industria cinematografica. Soprattutto, però, come questa raccolta di tutti i suoi racconti sta a dimostrare, novelliere raffinato e garbatamente ironico. È l'ultimo Gozzano, quello finora meno conosciuto e riconosciuto: tutt'altro che un semplice mestierante. La sua scrittura è divertita e umoristica. I suoi racconti sono una giocosa analisi parodica della società borghese d'inizio Novecento, dei cui rituali Gozzano si fa osservatore a tratti malizioso e irridente. Un narratore completo e brillante, ma anche moderno e inquieto, perché molto meno "frivolo" che all'apparenza, molto meno "mentecatto" che all'apparenza. Un attento e godibile, soprattutto per i lettori di oggi, osservatore (senza osservanza) dell'Italia di inizio secolo.