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La storia di un abisso incolmabile, quello che separa la protagonista, Lina, da sua madre, dall'amore materno, ma è anche la storia della presa di coscienza, della rielaborazione ironica di questo abisso. Lina è una professionista affermata, una donna indipendente e forte, che sente di aver fallito, di aver sempre rinnegato la sua vera natura. L'ennesimo intervento estetico della madre la spinge a confrontarsi con lo spettro del passato, con le complesse e rocambolesche relazioni familiari che hanno segnato la sua esistenza. Una madre eccentrica, grottesca, scandalosa e crudele che vive al bordo della pazzia e che sottomette le proprie figlie a una pressione psicologica continua. Una madre che occupa uno spazio ingombrante nella vita della protagonista, che progressivamente si libera di questo potere asfissiante ed esclusivo, convertendolo nel cadavere decrepito del terrore passato. Ma "L'ultima volta che ho ucciso mia madre" è anche un intreccio di vite, di storie parallele che condividono un passato comune, la dittatura militare, e che si rincontrano in un presente dove, sullo sfondo di una Buenos Aires minacciata dall'incombente crisi economica e dal degrado, sono obbligate a fare i conti con la realtà e con i cambiamenti che la travolgono.