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Tutto avviene nell'arco di una settimana. La città che De Santis ci racconta è una città "postuma", che ha nette le stimmate dell'apocalisse, del trionfo del degrado e dell'inciviltà. Forse è Napoli, forse no; di sicuro è la costruzione architettonica più vicina alle paure segrete degli occidentali più amareggiati. Il cemento dei palazzi di questa città è malato: si sbriciola, si sfalda. In lontananza, ogni giorno, si sentono i boati dei crolli. I palazzi non reggono più, cadono su se stessi. Quello di De Santis è un mondo in disfacimento; un mondo ultramoderno nel suo degrado eppure, per i mille volteggi misteriosi della storia, primitivo: un mondo che, dopo aver avuto tutto, ora non ha più niente, se non il deserto colmo di macerie.