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L'antologia che qui si presenta affonda le radici nella silloge "Cento anni di poesia nella Svizzera tedesca" uscita per Crocetti Editore, a cura di chi scrive, nel 2013. L'intento di quel lavoro era di presentare al lettore di lingua italiana la poesia della Svizzera tedesca, quasi del tutto sconosciuta in Italia. Come sconosciuta, quando non ingabbiata in stereotipi per lo più negativi, era - e ancora pare essere - la Svizzera, avvertita come Paese indifferente e appagato, isola felice sottratta alle dissonanze della storia. Al di là delle Alpi, un deserto esistenziale e culturale. Si trattava dunque, in quel primo lavoro, di effettuare una ricognizione. Di disegnare, con le voci dei poeti, una mappa di questa enclave così vicina e a noi così sconosciuta. Nella topografia poetica che a mano a mano prendeva forma, non si delineavano però, o soltanto in parte, i contorni rassicuranti di un compatto idillio (cui la Svizzera è storicamente associata). Ma si diramavano sottili linee di disagio, si aprivano incrinature: il rifiuto dell'ordine, le voci del dissenso, il lamento degli emarginati, il peso della marginalità. E l'incombere di frontiere, l'intersecarsi di delimitazioni poste dai confini. Confini invisibili tra differenti aree linguistiche e altri ancora tra cantoni con assetto politico e tradizioni culturali diverse. Confini che implicano la presenza di identità multiple, causa nel passato di frizioni e di difficoltà nel confronto identitario. Ma oggi - almeno così si spera di poter dire - fonte di arricchimento e di una spesso feconda complessità. I confini non vanno infatti intesi soltanto come limiti, ma anche come soglie da cui affacciarsi sul diverso: spazi di transizione e di contaminazione, incroci tra culture e approcci emotivi diversi." (dall'introduzione)