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Nell'abbandono di macerie in un cortile di un quartiere napoletano periferico e post industriale, una bambina scopre, come in un giallo, i segni del suo mondo andato in frantumi. La scoperta della verità, la possibilità di occultarla alla vista e alla memoria, e la fuga, diventano da allora le tre strade possibili da percorrere. Trascorsi i trent'anni Giovanna, la protagonista di questo diario racconto, sente di trovarsi ancora al centro di quel trivio, paralizzata dall'indecisione della scelta e ben lontana, quindi, dall'abitare nella verità, o anche, semplicemente, dalla scoperta che esista una verità, condivisibile, delle cose e dei fatti. Alla fine, con un sollievo doloroso, sente di fare anche lei parte dei "vampiri di senso", categoria che accomuna, nel suo codice personale, tutti coloro che hanno bisogno di altri per dare significato alla propria esistenza vuota: "gente ca le a sciuscià areto p' a fa campa".