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Nel dicembre del 1961 Sartre fu invitato a tenere una conferenza all'Istituto Gramsci di Roma, sul tema "soggettività e marxismo". Presentò le sue ultime riflessioni sulla necessità di rinnovamento del marxismo dall'interno, suscitando così un dibattito di eccezionale vivacità, cui presero parte alcune tra le figure di intellettuali più in vista vicini al PCI (Della Volpe, Colletti, Lombardo-Radice, Luporini, Paci, Valentini, Semerari e altri). Sartre mostrò come l'analisi della soggettività fosse indispensabile per comprendere i fenomeni sociali. Attraverso la presentazione di casi singoli l'operaio antisemita, l'amore in Stendhal, l'anarco-sindacalismo - delineò un'idea di soggettività come "universale singolare", prodotto della storia e contemporaneamente invenzione di possibilità. La conferenza presenta uno straordinario spaccato del pensiero di uno dei più grandi autori del Novecento e un'introduzione alle tesi di una delle sue opere filosofiche più complesse: la Critica della ragione dialettica. Che cosa sarebbe successo se le posizioni di Sartre avessero fatto breccia nella cultura politica ufficiale del PCI dell'epoca? Un pensiero che poneva radicalmente la questione di che cosa sia la soggettività in una prospettiva marxista quali effetti etici e politici avrebbe potuto produrre? Quali progressi avrebbero potuto segnare la teoria marxista se si fosse posto al centro del dibattito il problema etico, come Sartre andava affermando? Prefazione di Giacomo Marramao.