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I depositi di musei, gallerie, soprintendenze e parchi archeologici traboccano di beni, molti di inestimabile valore, che a causa della mancanza di fondi e di personale, giacciono dimenticati e in attesa di essere valorizzati. Nonostante non manchi talora l'investimento per il recupero, il restauro e la conservazione, una sostanziale assenza di programmazione, e certamente anche di coscienza e mappatura dei luoghi in cui si trovano, relega la gran parte di questi beni a un sostanziale abbandono, deprivandone la collettività che ne è destinataria costituzionale. Questo sistema danneggia due volte: perché i beni dimenticati vengono sottratti allo sviluppo scientifico, culturale ed economico, e perché ai fondi spesi per il loro mantenimento non consegue la fruizione pubblica, che è, o dovrebbe piuttosto essere, l'anello conclusivo di una catena ininterrotta che inizia con la scoperta del bene.