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"La settimana santa è la 'grande settimana': essa, con il triduo della passione, morte e resurrezione del Signore, si colloca al vertice dell'anno liturgico. Giorno per giorno, ora per ora, si ricordano gli avvenimenti ultimi del Signore in una cornice nella quale lede e pietà popolare si mescolano. La contaminazione tra queste espressioni del sacro è inevitabile. Il cristianesimo si è innestato in un contesto storico ad esso preesistente. Non c'è da stupirsi, dunque, della commistione tra fede, pietà popolare e folklore che ha latto parlare di venature pagane all'interno del cristianesimo come sostenne Leonardo Sciascia. Ma, a proposito, Paolo VI aveva dichiarato: 'La religiosità popolare manifesta una sete di Dio che solo i semplici e i poveri possono conoscere'." (Dalla prefazione di Sergio Mangiavillano). "Nel racconto di Sanfilippo io vedo come due piani, che costituiscono due aspetti diversi della rievocazione: il piano delle piccole storie personali e il piano della spiritualità così intensamente vissuta da tutti quegli uomini e donne, diversi ma accomunati dalla ricerca lacerante di un ancoraggio ultraterreno. C'è il Sanfilippo delle narrazioni real-localistiche e c'è il Sanfilippo delle acute e forti rappresentazioni religiose corali, creatore di 'sculture' vive che traducono l'esibizione spirituale dei personaggi. La vita del paese e del quartiere è rivissuta in una rappresentazione di grande plasticità evocativa, tesa a 'ri-presentare', ossia a rendere di nuovo presente una realtà spirituale scomparsa ma fresca nello spirito." (Dalla postfazione di Gino Varsalona)