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Forse siamo tutti sulla zattera di Gericault che galleggia nel tempo su un mare infinito e ci lascia in balìa di onde che cullano o che travolgono secondo il loro piacere. Nasce così "l'ira di Ulisse", un racconto apparentemente incomprensibile, sfilato dal corpo come una veste, di dispiaceri o di gioie più o meno durevoli, senza distinguere chi deve riceverli.