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"Dopo oltre due anni dal mio "Manuale per una riforma della sanità in Calabria", undici anni dall'entrata in "Piano di rientro" della Calabria e la Pandemia da COVID 19 ho cercato di riflettere sulle risposte, se ci sono state, alle molte domande che mi ero posto con il "Manuale" ed ai nuovi interrogativi che la SARS COV 2 ha posto al Servizio Sanitario Nazionale e Regionale. Purtroppo siamo stati facili profeti quando abbiamo denunciato che una Sanità Territoriale "desertificata" e la carenza si una "rete Ospedaliera" efficiente, al di là dei singoli operatori sanitari che lavorano a mani nude, non sarebbe stata in grado di dare risposte ai nuovi bisogni di salute dei calabresi: è urgente una profonda "riforma organizzativa ed etica" della sanità, anche alla luce di una sanità di prossimità che il "Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza" delinea molto bene. Siamo pronti a cogliere, come Servizio Sanitario Regionale, questa opportunità che l'Europa ci dà? In undici anni il "Piano di rientro" perché è fallito? L'integrazione sociosanitaria, senza trattino, è stata attuata in Calabria? Le diseguaglianze economiche e sociali danneggiano la salute? La tutela della salute è una opportunità o un macigno che pesa sulla fragile economia della nostra Regione? L'Edilizia Sanitaria è una vergogna per come è stata attuata o potrà essere un volano per l'economia calabrese? L'infermiere di famiglia avrà un ruolo fondamentale in una equipe multiprofessionale? La classe dirigente calabrese deve prendere atto che in Calabria sono scesi in campo nuovi protagonisti: donne e uomini entusiasmanti che contestano una sanità "paternalistica" e pretendono, con i loro vissuti e le loro competenze, che venga attuata un'organizzazione della sanità "a misura di persona" dove la "partecipazione" è ricchezza non una zanzara fastidiosa."