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In "Indagine su un burattinaio" il racconto si dipana attraverso una serie di vicende nelle quali trovano posto latifondisti ladroni, vescovi e magistrati accomunati da vizi privati nascosti dalle pubbliche virtù, sgherri, escort, professori che impongono codici di abbigliamento discinti alle stagiste, ai quali fa da contraltare l'umanità recuperata nella comunità di accoglienza guidata da un sacerdote sandinista, fra Kuros, un prete a metà tra Zenone, il protagonista de L'opera al nero di Marguerite Yourcenar, e il vescovo di San Salvador, Oscar Romero, ucciso proprio mentre diceva messa in un ospedale, mentre sollevava l'ostia consacrata. Dopo una serie di colpi di scena, la macchina della giustizia si mette finalmente in moto, restituisce dignità alle vittime e smaschera i complotti dei potenti. È un racconto leggero, un thriller sociale che si legge tutto d'un fiato, in cui la caratura grottesca dei personaggi rende la narrazione più gustosa. Al fondo c'è questa concezione della centralità della giustizia come unico argine possibile per «imbrigliare il Leviatano». Una giustizia che si prostituisce ai potenti e che apre ferite spaventose nella carne viva delle vittime del potere. Una giustizia che interviene per risanare le ferite, per riparare i torti, per liberare i deboli dal giogo dei potenti. Dalla Postfazione di Domenico Gallo.