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«L'interessante e graffiante riflessione che Filippo Veltri fa in questo suo libro sull'uso di una notizia scientifica con ricadute catastrofiche in vite umane e sulla economia mondiale, è importante per comprendere il ruolo dei mass-media e il grande palcoscenico dei social dove tutti possono essere protagonisti dispensando consigli, elaborando teorie complottiste, sminuendo la gravità dell'evento o enfatizzandone in modo drammatico le ricadute. Da Donald Trump all'industriale bergamasco o al proprietario di uno stabilimento balneare, ognuno ha un suo interesse nell'affrontare la Pandemia da Covid-19 in rapporto alle proprie esigenze politiche o economiche, pretendendo che la scienza si adegui alla propria visione. E noi? Credo che dobbiamo vivere la Pandemia senza superficialità né angoscia, ma con una paura razionale che ci ha permesso di sopravvivere nel corso dei millenni e di essere ciò che siamo. È evidente che il Covid-19 ha dimostrato all'opinione pubblica mondiale, ancora una volta, che la tutela della salute non è una monade a se stante, ma che esiste un forte intreccio tra salute e economia, basta ricordare la peste bubbonica del 541/42, la prima di questo tipo attestata in tutta la storia, che partendo dall'Etiopia, si diffuse dall'Egitto via linee di comunicazione marittima in tutte le parti del mondo mediterraneo, dalla Spagna alla Persia provocando la morte di almeno la metà della popolazione e immensi danni alla potenza occidentale dell'epoca che era l'Impero bizantino. Per arrivare al XX secolo è sufficiente rammentare la spagnola, portata in Europa dall'esercito americano durante la Prima guerra mondiale che provocò circa 40 milioni di morti. L'uomo dimentica facilmente la ciclicità di queste pandemie, il ruolo dei "determinanti sociali di salute", quali la povertà, l'analfabetismo, la disoccupazione, gli stili di vita, la desertificazione prodotta da politiche scellerate in spregio all'ambiente, che contribuiscono a questi drammatici eventi ciclici senza, fino al momento attuale, aver saputo o voluto dare giuste risposte.» Dalla Prefazione di Rubens Curia