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"Il Tripode di Delfi" è una silloge di poesie che si intreccia in un volume che presenta una variegata gamma di sonetti rimati e di canti, un suono ineludibilmente antico al richiamo del poeta che rifiuta la voce della Musa moderna. Indubbiamente oltre la ragion d'essere della comprensione lessicale, il presente volume risulta un clangore di suoni che variamente sparsi si contraggono e si esplicano per costituire una fonte di visione unigenita. Si potrà ricercare nelle tematiche delle poesie l'aspetto politico nel suo feticismo silente, quale nel canto Carme alla Palestina; vi è un richiamo lontano di echi di amori come tra un Satiro e le varie ninfe di passioni lontane dell'autore, e suoni dediti ad una Italia e una patria rappresentata come grembo di eterogeneità. Il tutto in un idioma arcaico richiamando il volgare antico, come in una ambage di suoni dell'antica Pizia posta sul tripode in Delfi.