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Chi si chiedesse perché Pina De Felice, autrice di parecchie raccolte di poesie in lingua italiana, abbia questa volta scelto di scrivere in dialetto, troverà una risposta immediata nella dedica ai giovani calabresi e più specificamente a quelli di Palmi, "perché imparino ad amare il dialetto". Pina De Felice ci offre in questa silloge testi di impianto narrativo e di tono lirico, sfruttando al meglio la duttilità del medium linguistico scelto, per lei lingua dell'infanzia e del mondo familiare: "La lingua chi parrava eu / era comu li vrazza di me' patri" (Gridaru cu' lu tempu ddhi paroli). Francesca Neri