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"Lo statista in prigionia è inquadrato attraverso lo spioncino della cella. L'occhio che lo ritrae potrebbe essere l'obiettivo di una macchina da presa, ma anche il mirino di un'arma da fuoco. Il gesto reale del brigatista che ucciderà Moro e il gesto cinematografico del regista che lo osserverà passeggiare sotto la pioggia mattutina e primaverile di un mondo parallelo si trovano, per un istante, a convergere in un unico sguardo".