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Stefania Raschillà ci offre immediatamente e con chiarezza la chiave di lettura di questa raccolta di poesie già dal titolo, Il viaggio, e ricollegandosi chiaramente e apertamente alla letteratura di viaggio, ma rendendo fortemente attuale il tema antico, ci narra poeticamente, attraverso un serrato dialogo tra padre e figlio, somali che fuggono da Mogadiscio a causa della guerra, un viaggio epico: il barcone che li trasportava, dopo una terribile traversata, si vede negare l'approdo e vaga in mare. [...]Il linguaggio poetico di Stefania Raschillà, asciutto e tagliente, sembra seguire l'andamento del mare, ora pulito, piano, calmo, persino dolce, come un mare in bonaccia; ora forte, tumultuoso, terribile, come un mare in tempesta, ma sempre con una forza interiore, un'energia, un sottile scavo psicologico dei personaggi che ce li avvicinano, ce ne fanno sentire intimamente il dramma, l'inquietudine interiore, e persino il terrore fisico». Dal saggio introduttivo di Francesco Solitario.