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Quando si hanno di fronte i desideri inconsci portati alla loro espressione ultima e più vera, bisogna dire che la realtà psichica è una particolare forma di esistenza che non dev'essere confusa con la realtà materiale. Così Freud, nell'opera forse più amata, "L'interpretazione dei sogni", esprimeva uno dei tratti più potenti della sua scoperta: la funzione strutturante del desiderio inconscio nella vita psichica dell'essere umano. Il desiderio, e con esso l'angoscia, le difese, il sintomo, sono le strutture del disagio che proprio attraverso tali rappresentazioni non cessa di segnalarsi, chiedendo accoglimento e comprensione. È attorno a questa esperienza, paradossale e così umana - troppo umana -, che prende vita la stessa psicoanalisi. Ma è possibile oggi, in un tempo in fuga dal pensiero, smanioso di 'soluzioni' veloci e a buon mercato, coltivare ancora una psicoanalisi in grado di 'camminare con le proprie gambe', senza la necessità di essere 'stampellata' da saperi di altra provenienza? Sono possibili, per essa, una formazione e una pratica clinica autonome, a fronte di una legislazione che sembra autorizzare a forzarla nelle strettoie della professionalità psicoterapeutica? In questo libro gli autori suggeriscono spunti ed elaborazioni per un ritorno al cuore dell'esperienza della psicoanalisi: che è esperienza della propria particolarità in un 'prendersi cura' del sintomo, in quanto compromesso tra la fuga dalla sofferenza e il desiderio di 'ascolto' delle sue preziose opportunità.