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La questione delle fonti nei libretti d'opera, la preminenza degli uni rispetto all'altra (o viceversa) angustiano da sempre le storie letterarie, non meno di quelle musicali. Si tratta di problemi sostanzialmente irrisolti, considerati con sospetto da entrambe le parti e comunque soggetti alla variabilità dei tempi; li si può riassumere nel motto, largamente divulgato, "prima la musica poi le parole", oggetto per la sua rilevanza anche di specifiche rappresentazioni sceniche. I contributi qui raccolti, presentati in occasione del IV convegno di studi organizzato nel 2009 a Scandiano dal Centro Studi Matteo Maria Boiardo, si sono proposti di analizzare i modi e i tempi in cui il mondo letterario cavalleresco, consolidatosi a Ferrara anche nella dimensione teatrale dopo l'archetipo boiardesco e con la presenza poi dominante dell'Ariosto, si è depositato nel melodramma barocco e rococò italiano (ma non solo), fino al Settecento e oltre. Ne è sortito un panorama variegato che, pur privo di un centro focale (volutamente non perseguito), insegue qua e là nei campi più diversi "i cavalieri all'opera" e sollecita ulteriori linee di ricerca, piuttosto che proporre soluzioni chiuse.