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"Le 'canzoni' che Gianfranco Miro Cori ha buttato gagliardamente su carta in queste sue ultime stagioni perseguono un cammino di procedimenti forse sorprendenti e inattesi, non comunque impraticabili nella poesia neo-volgare della Romagna, dandosi in forma di presenze che narrino un po' fabulosamente il passato, in un raccordo per così dire rovesciato col presente è come se l'autore si fosse apparentemente mosso a ritroso escludendo i generi scritturali in auge presso i contemporanei e fosse viceversa andato a planare su una tradizione rivissuta in una chiave di saga popolare, aggirante le determinazioni costitutive della lirica dialettale d'oggi ." (dalla prefazione)