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Scritte nel corso del secondo conflitto mondiale, queste poesie di Jabès oppongono all'orrore della guerra lo stupore dell'innocenza, al potere distruttivo del male l'incantamento dell'infanzia. "L'orrore non ha alcun limite. L'orrore si nutre di orrori", ricorda il poeta ripensando a quell'epoca, ma parlando anche di ogni epoca: alla sfida dell'orrore la poesia risponde con la sua lingua che ha la potenza del sorriso, la fascinazione della vita. Favole destinate ai bambini -e agli adulti- per esorcizzare il mostro della guerra, queste poesie oppongono al principio della distruzione la forza dell'immaginazione.