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Questa silloge poetica è il frutto di uno sguardo fermo, disincantato e attento che dalla finestra di casa - il tema della finestra che inquadra il resto del mondo è ricorrente- vede ben oltre il pezzo di cielo che si spalanca davanti. Vede il trascorrere della luce, lo scivolare delle stagioni e il rapido passaggio di uccelli e piccoli animali, ma lo sguardo punta altrove, lontano. La prima sezione della raccolta, Fabulae, rivela anche nel titolo il registro prosastico che la caratterizza, brevi racconti con al centro un correlativo oggettivo: un oggetto, un animale, a cui è affidato un sentimento, un'emozione che diventa la chiave di volta del racconto, in bilico tra realtà materiale e metafora. Il meraviglioso bestiario poetico presente in questi versi- il baco da seta, il gufo contrariato, le formiche, la marmotta, la farfalla, le rondini, il picchio e il topo di campagna, la tartaruga, la coccinella, il pettirosso, il cavallo, il gallo - proprio come nelle fabulae di Fedro, è un insieme di simboli e paradigmi. Nella seconda sezione, Fragmenta, Rachele Zaza Padula recupera la tensione espressiva della tradizione ermetica: il verso è disgregato in unità brevi, con un effetto di dilatazione della singola parola per lo più derivante da un lessico antiletterario (il pane, le liquirizie, le caramelle) o di timbro familiare (un due tre stella) o di tono favolistico (il calesse di legno con i pomelli d'oro). A volte la dilatazione semantica opera su una semplice preposizione, come "nonostante" nella fulminea chiusa poetica: "Cicerone srotolò le parole/le affrancò le convertì/ne era mago e signore/ nonostante Catilina" La parola, nuda ed essenziale, e le pause di silenzio si alternano come attesa e rivelazione.