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Sulla scorta degli scritti di Isahia Berlin, Pier Cesare Bori e Walter Bryce Gallie, Bruno Milone rivaluta le concezioni filosofiche e religiose di Tolstoj mostrando come non le si possa accusare di superficialità e povertà intellettuale. In particolare il rifiuto della violenza, in Tolstoj, non è riconducibile a una semplice "pretesa" ricavata dal "Discorso della montagna", come se fosse possibile, seguendo l'esempio di Cristo e in virtù della semplice "mitezza" e "non resistenza al male", costringere i malvagi a deporre la loro cattiveria e a portare la pace sulla terra. Al contrario, la proposta della non violenza nasce da una acuta analisi dei processi di disumanizzazione che operano in tutti i progetti di pacificazione, di risoluzione dei conflitti e di trasformazione del mondo mediante la guerra e le rivoluzioni.