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Andrea Bianconi (Arzignano, Vicenza, 1974) ricostruisce il mondo attraverso le sue stesse macerie. La sua opera è un continuo errare tra sogni, ossessioni, rischi, sorprese, e un infinito vagabondaggio tra frammenti di parole e cose. Uno spettacolo che è delirio e distruzione, montaggio e smontaggio: tutto per raggiungere un'apparente realtà: la "Fantasy Ridge dell'Everest" (come la definisce l'artista stesso). Più che un modo è un'idea, un cammino dell'immaginazione che, nelle pile di libri, nei resti di esperienze vissute, nelle gabbie - al tempo stesso prigioni e protezioni -, nelle cascate di miseri oggetti commemorativi, stabilisce contiguità temporanea e vicinanza improbabile, risvegliando il "demone dell'analogia", spingendo oltre i confini della realtà.