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«Nel cielo ormai quasi buio s'inseguivano lucenti pallottole traccianti. In quel cielo c'era Dio: io stavo muto e grigio davanti a Lui, nel gran freddo. Vicino a me c'erano la mia miseria e il mio voler continuare a essere uomo e capo di uomini, nonostante tutto». Il diario dell'odissea del ventunenne tenente d'artiglieria Eugenio Corti, uno dei quattromila italiani (su 30mila) che riuscirono a scampare dalla sacca di Arbusov nella Campagna di Russia. Il libro apparve in Italia nel 1947, e quella di Corti fu, in assoluto, la prima voce a raccontare l'inferno bianco della tragedia dell'Armir.