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Ansima, sbuffa, si percuote la fronte. Si soffia rumorosamente il naso, emette tremendi colpi di tosse; inciampa, geme, impreca anche, sia pur prendendosela con divinità pagane o comunque fuori servizio. Le sedie sulle quali appoggia il suo immenso posteriore sono tutte condannate a rapida morte per soffocamento, eppure questo omaccione dai grandi baffi da bandito e dagli occhiali a pince-nez è nientemeno che il più grande investigatore dilettante della letteratura gialla: il dottor Gideon Fell. Amante della birra e dei sigari, burbero ma pronto a sciogliersi di fronte a una ragazza in difficoltà o travolta dalle pene d'amore, Fell ha nei delitti commessi in camere chiuse dall'interno la sua grande specialità. "Occhiali neri", decimo romanzo con il dottor Fell, non si sottrae alla regola del "delitto impossibile": in questa storia, che curiosamente vede il suo incipit a Pompei, gli enigmi da risolvere sono due misteriosi avvelenamenti commessi in circostanze eccezionali. Il primo in una pasticceria, dove nessuno può aver avvelenato dei cioccolatini alla crema. Il secondo davanti a numerosi testimoni e addirittura all'obiettivo di una cinepresa che ha fedelmente registrato ogni cosa. Due delitti che sono destinati a rimanere senza spiegazione fino a quando il dottor Fell non riuscirà a dimostrare come una persona poteva trovarsi nello stesso istante in due luoghi diversi.