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Probabilmente "postmoderno" è la categoria critica più utilizzata degli ultimi trent'anni. E questo di Jameson non è soltanto uno dei tanti saggi dedicati all'argomento, è il libro sul postmoderno: punto di riferimento (e bersaglio polemico) di chi si è voluto cimentare nell'insidioso campo della teoria critica dopo la caduta delle grandi ideologie. Forte della sua solida formazione marxista, l'autore si lancia nell'analisi di un fenomeno che a prima vista può sembrare strettamente culturale. Con un piglio enciclopedico - quasi stilando l'inventario di un'intera epoca - campiona e rifonde elementi della cultura di massa e di quella d'élite: "Velluto blu" di David Lynch e la casa di Frank Gehry, Philip Dick e la videoarte, MTV e il "Nouveau roman". Se ne evince che la cultura, intesa in senso allargato, abbia ormai invaso l'intero campo dell'esperienza umana. Ma, alle spalle di una simile concezione critica, resta sempre il piano politico-economico, quel tardo capitalismo che costituisce la chiave di volta dell'intero edificio teorico di Jameson. In questa direzione, egli prosegue ostinatamente alla ricerca di nuove vie per la sinistra, non rassegnato di fronte alla resa di molti dei suoi esponenti alla logica del mercato, ma convinto dell'applicabilità del pensiero marxista anche nel mondo di oggi.