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«Le architetture sacre di Zermani sono poetiche proprio perché ideali quanto reali, realizzate tanto con i mattoni e la pietra, il cemento e il ferro, quanto utilizzando la luce e il silenzio come veri e propri elementi della costruzione. In questo atteggiamento progettuale non si avverte più la distanza che intercorre fra un muro in mattoni e una nuvola di passaggio, o fra uno scorcio verso il cielo ed un dipinto. Non occorrono forzature formali per ottenere tale poesia perché comunque è diventata realtà attraverso la misura ritrovata e quindi è disposta ad accettare la prova della vita degli uomini. Nell'atto compositivo di Paolo Zermani è sempre evidente il processo di riduzione attuato al fine di ricondurre all'origine la forma eloquente. La riduzione necessaria, in architettura come in generale nella vita, è un atto nobile di rinuncia al superfluo. Quindi un atto che prevede la scelta consapevole del sacrificio; d'altra parte, sacrificare significa rendere sacro e le architetture di Paolo Zermani rendono il sacro attraverso un preciso atto compositivo, sotto la luce e nel silenzio.» (Vittorio Uccelli) Presentazioni di Federico Bucci, Alesssandro Campera, Stefano Savoia.