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Negli anni della definitiva esplosione del fenomeno cinematografico negli Stati Uniti e del primo interessamento delle università americane verso questa nuova forma di espressione, "L'arte di fare film" di Victor Oscar Freeburg appare come un'opera in grado di mediare le diverse posizioni teoriche e pragmatiche richieste dal cinema. Freeburg intende il film come una nuova forma d'arte che esercita uno straordinario potere sulla mente degli spettatori, una forma d'arte che è in grado di modellare e riconfigurare il concetto stesso di pubblico. L'attenzione prestata alla "magia" del cinema e lo studio dei processi immaginativi che è in grado di favorire, sono sostenuti dall'analisi dei procedimenti compositivi, della costruzione drammatica e dei personaggi, nonché da un primo studio delle esigenze commerciali connaturate all'industria cinematografica. Tra teoria e didattica, tra indagini tecniche e psicologiche, L'arte di fare film si presenta come uno dei contributi più originali di inizio Novecento, ancora capace di offrire spunti di riflessione a studiosi e semplici appassionati.