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Il racconto dell'esperienza scolastica di Yan, un giovane studente orientale che, grazie a un progetto di scambi culturali ha trascorso un anno di permanenza e studio in Italia, offre lo spunto per parlare in chiave didattica dell'incontro, a scuola, fra culture diverse. Il testo presenta una vasta gamma di riflessioni sulle difficoltà incontrate dal ragazzo in un contesto di vita scolastico e familiare troppo lontano dai modelli educativi propri del paese di origine. Si tratta di problemi ben noti all'insegnante impegnato nella quotidianità nella ricerca di buone prassi da sperimentare per promuovere apprendimenti e crescita vera, nel rispetto della diversità e della differenza. Il linguaggio dell'incontro e dello scambio deve promuovere relazioni autentiche, stimolare la creatività e favorire la collaborazione, orientare gli individui verso la mediazione e soprattutto verso l'inclusione. La Pedagogia speciale ha ben chiari quali siano i possibili orizzonti e quale la vastità del fenomeno. Attenta ai bisogni individuali ed alle esigenze educative e formative, interpreta la diversità, non come fonte di marginalità, bensì come opportunità e risorsa da valorizzare. Nella scuola del ventunesimo secolo è sempre più necessario recuperare la dimensione operativa del fare, tesaurizzare le esperienze compiute e valorizzare le risorse umane e professionali allo scopo di rendere mondiali e planetari i valori umani e la democrazia.