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L'esercizio (preparazione) del declinare il nome dell'essere in un moto continuo e costante del pensiero impone al poeta, che si ri-annuncia come indagatore dei luoghi del silenzio e della situazione (l'essere-il nulla-l'esistere-il permanere dell'esserci) nella condizione (l'esistente) del qui (il tempo e i suo soggiorni), di estrarre la voce dell'io, que habla de dentro, dalla domanda stessa, "Dimmi" (Il senso del nulla), che lo spinge simultaneamente a dichiarare l'urgenza dell'"angoscia/ dell'attimo fuggente", porgendola alla "presenza" della volontà lacerante, non come attributo dell'anima ma come testimonianza della cesura tra atto dianoetico e vita.