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"Ho con don Mario un grosso debito di riconoscenza. Mi riproponevo di saldarlo in parte, già all'indomani della sua morte, con una pubblicazione che lo fissasse per sempre nella storia di Vico, consapevole che un libro è nel nostro effimero la cosa comunque più durevole. Spronato anche dai suoi numerosi estimatori, pensai ad un titolo, raccolsi testimonianze, misi da parte foto, catalogai lettere pietosamente salvate dalla inevitabile fine cui vengono condannate le nostre cose all'indomani della nostra morte e poi... non se ne fece più nulla. Mi sono chiesto più volte il perché, senza trovare risposta. Probabilmente in quel momento il lutto per la morte del Padre era così forte da scatenare un pudore dei sentimenti, una paralisi della memoria, nella convinzione che era meglio custodire che rivelare. Oppure, più fondatamente, a frenarmi fu il timore di non poter rendere giustizia della vita eccezionale di un personaggio dalle molte sfaccettature, dovendone racchiudere il senso in poche pagine."