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Genere ambiguo e sfuggente, che lega desiderio e soggettività, discorso amoroso e pulsione di morte, il melodramma è presente nel cinema italiano fin dagli albori, seppure con modi e intensità differenti. Invasivo, magniloquente e a tratti silenzioso, si attesta in modo stabile nella produzione nazionale con riprese d'autore, infiltrazioni nel tessuto della modernità, recenti ritorni di maniera, e riflessioni che consapevolmente guardano alla realtà contemporanea. Attraverso una serie di puntuali analisi filmiche, il volume offre una singolare cartografia del melodramma cinematografico italiano, tratteggiando un paesaggio franto e diseguale dove si alternano apici di alta e dirompente popolarità, e momenti di esistenza più discreta ed episodica. Ne emerge una mappa variegata e policentrica che racconta come il melodramma con la moltitudine di fantasmi filmici che questa parola scivolosa e lievemente rétro evoca - ha abitato e abita l'intera parabola del cinema italiano.